Nello Congiu
CONGIU NELLO (in memoria)
Congiu Nello nacque a Cagliari l’11 agosto 1922. Il padre si chiamava Francesco ed era noto a Monserrato come “Cicitu Sa Farra”. La mamma si chiamava Giuseppina Galanga. La famiglia si trasferì a Monserrato quando Nello era ancora piccolo perché il padre aveva aperto un’attività commerciale. Nello Congiu era alto m. 1,77, aveva i capelli neri, occhi castani, un colorito bruno e un fisico prestante. Aveva conseguito la licenza media inferiore e nel foglio matricolare, custodito presso l’Archivio di Stato di Cagliari, viene riportata la professione di impiegato.
Il 9 aprile 1941 conseguì il brevetto di pilota civile di 1° grado, n. 5380. Nel maggio 1941 fece la visita militare come aviere nella Regia Aeronautica. Venne chiamato per la leva il 22 settembre 1942 e si presentò al Centro di affluenza di Cagliari. Il numero di matricola era 601877, mentre l’indirizzo postale era “Posta Militare 3200”.
Il 20 novembre 1942 venne assegnato alla Scuola di pilotaggio presso il Regio Aeroporto n. 229, in qualità di aviere allievo sottufficiale pilota, in quanto già in possesso del brevetto. La ferma di leva era fissata in diciotto mesi a decorrere dalla data di assegnazione alla Scuola di pilotaggio. Con il brevetto gli venne riconosciuto il grado di sergente pilota e dopo qualche settimana, esattamente il 5 dicembre, venne trasferito al Regio Aeroporto di Falconara (Ancona).
Nello Congiu con un amico
Nello Congiu in divisa da pilota
Congiu Nello con un gruppo di amici
L’8 settembre 1943, Nello Congiu era in compagnia di un altro pilota monserratino Salvatore (Totore) Nonnoi, si trovavano in un aeroporto dell’Italia centro-settentrionale e decisero di andare a Sud per poi raggiungere la Sardegna. Cercarono un aereo e senza nessun ordine raggiunsero l’aeroporto di Rimini e quindi proseguirono per l’aeroporto di Falconara che conoscevano bene per caricare il carburante necessario per proseguire il volo. Ma nel frattempo l’esercito tedesco s’era già mosso e velocemente stava occupando militarmente tutto l’anconetano.
Totore Nonnoi nell’aeroporto di Ancona Falconara
Totore Nonnoi nell’aeroporto di Ancona Falconara
Totore Nonnoi con un collega
Così poco dopo l’atterraggio di Nello e Totore, l’aeroporto venne circondato dai tedeschi, i quali senza perdere tempo diedero fuoco a tutti gli aerei in pista. I ragazzi, ormai sbandati, decisero di procedere a piedi verso l’Appennino insieme ad altri due commilitoni sardi. Dopo una decina di chilometri, arrivarono nelle campagne del Comune di Monte San Vito e incontrano una donna in prossimità di un casolare. Chiesero ospitalità, ma la donna fece presente che non era possibile. Era il casolare dei coniugi Gregorio e Amelia Rocchetti, i quali avevano un figlio, Mario, appena adolescente. I ragazzi insistettero con la loro richiesta, ma la donna si mostrava decisa nel suo rifiuto. Fu allora che Totore Nonnoi pose alla donna una domanda: «Se lei avesse un figlio lontano da casa, sbandato e in giro per l’Italia senza una meta, non le farebbe piacere se qualcuno si prendesse cura di suo figlio?».[1] Erano le parole giuste. Totore e Nello furono ospitati dalla famiglia Rocchetti, mentre gli altri due compagni vennero sistemati in un casolare vicino. La vita riprese tranquilla ed i ragazzi davano una mano nei lavori in campagna. Dopo circa un mese arrivò in bicicletta da Tarquinia un cugino di Totore, anche lui sbandato. Nel paese di Chiaravalle distante pochi chilometri c’era un certo Minciotti in contatto con le brigate partigiane della montagna ed entrò in contatto con i ragazzi monserratini prospettandogli l’idea di unirsi alla brigata partigiana. Questo divenne argomento di discussione a cena con Gregorio Rocchetti, il quale invitava i ragazzi a stare calmi e a non mettersi nei guai e pareva che ascoltassero di buon grado i consigli paterni di chi li ospitava.
Fatto sta che in una fresca sera di fine giugno 1944, Totore rientrò al casolare da solo e molto agitato. Amelia chiese immediatamente dove stavano gli altri. Rispose che stavano arrivando. Amelia riprese, quasi urlando, come se avesse un presentimento, e gli chiese: «Dov’è Nello?». Totore non c’è la fece più e ruppe in pianto e, tra le lacrime, le disse che Nello era stato ferito e stava in casolare a circa 4 quattro km. Amelia uscì di casa come una furia, di corsa, ma quando arrivò nel casolare Nello era morto. Ferito a morte in un conflitto a fuoco contro i tedeschi, in località S. Anna, se n’era andato all’età di 21 anni. Era il 23 giugno 1944. L’atto di morte fu trascritto al n. 39 – Parte I del registro comunale. La disperazione di tutta la famiglia Rocchetti fu veramente grande, perché dopo quasi un anno di vita comune venivano considerati come dei figli. Nello fu tumulato nel cimitero di Monte S. Vito e lì riposa.
Le rappresaglie nazi-fasciste non si fecero attendere, ma non si concentrarono solo su Monte S. Vito, ma anche dalla parte opposta, nel Comune di Chiaravalle, dove furono particolarmente spietati. In questa località abitava la famiglia della moglie di Mario Rocchetti, figlio di Gregorio, signora Giorgia, la quale ricorda che una sera arrivarono in casa dei militari tedeschi durante un rastrellamento in cerca di partigiani e volevano portarli via, lei non aveva ancora dieci anni, fortunatamente in casa c’era un parente che parlava tedesco che si oppose con tanto coraggio e fermezza e questo rappresentò la loro salvezza.
Coniugi Gregorio e Amelia Rocchetti che ospitarono i giovani militari monserratini a Monte San Vito
Nel foglio matricolare di Nello Congiu è annotato che nei primi mesi del 1944 si arruolò nella formazione partigiana O.M.P.C. – Distaccamento Minciotti e assunse il grado di sottotenente; gli venne riconosciuta la posizione di Partigiano Combattente nella guerra di liberazione per il periodo dal 7 febbraio al 22 giugno 1944.
Venne decorato con la Croce al Merito di Guerra (1^ concessione) come combattente caduto del fronte clandestino della Resistenza.
Il 19 ottobre 1944 la famiglia, in occasione di una messa in suffragio, fece stampare dei bigliettini di necrologio con scritto, tra l’altro: «Nello Congiu…. per la liberazione d’Italia dall’invasore tedesco, nella contesa terra di Monsavito combattendo da prode con i patrioti il suo sangue, generosamente offrì».
Necrologio di Nello Congiu del 1944
Nel Registro degli Atti di Morte di Monserrato dell’anno 1944, al n. 23 della Parte II A, risulta che il giorno 29 dicembre l’Ufficiale dello stato civile di Comune di Monte San Vito, Montenovi Spartaco, comunicò che il giorno 23 giugno 1944, alle ore 11,00, si presentò Sabbatini Vildo di Luigi, di anni 26, residente in Monte San Vito, il quale alla presenza dei testimoni Sabbatici Eolo, di Vittorugu, di anni 34, e Fradeani Ottone, di Fermano, di anni 42, entrambi residenti in Monte San Vito, aveva dichiarato che il giorno 23 giugno 1944, alle ore 6,00, nella casa sita in via Santi Neri n. 12, era morto Congiu Nello di anni ventidue, celibe.
In occasione delle celebrazioni organizzate per il 25 aprile 1979, fu invitata a Cagliari una delegazione del Comune di Monte San Vito, il quale consegnò ai familiari di Nello Congiu una medaglia d’oro ed una pergamena commemorativa. Per l’occasione fu predisposto un palco in piazza Garibaldi per lo svolgimento della manifestazione. La delegazione del Comune di Monte San Vito era guidata dal Sindaco, accompagnato da altri componenti dell’amministrazione sanvitese, la quale, tra l’altro, aveva già intitolato una strada al martire monserratino. Durante la manifestazione, tra gli altri, parlò anche il monserratino Pinuccio Tinti, presidente provinciale di Cagliari dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Nell’occasione, l’amico e compagno d’armi di Nello, Totore Nonnoi, mostrò il suo disappunto perchè nella delegazione sanvitese non erano presenti i coniugi Rocchetti, veri protagonisti dei fatti che li videro coinvolti e ai quali andava la loro eterna riconoscenza.
Targa commemorativa consegnata dal Sindaco sanvitese ai familiari di Nello Congiu nel 1979
Contenuto della targa:
Comune di Monte San Vito
Comitato Unitario per la difesa delle Istituzioni Democratiche.
Siamo riuniti in questa radiosa giornata di primavera per ricordare la figura e la memoria del compagno ed amico Congiu Nello scomparso lontano dalla sua terra natia per la difesa di quegli ideali che nella resistenza al giogo nazi-fascista hanno trovato l’espressione più bella ed esaltante.
Sono passati quasi trentasei anni da quel 22 giugno che ha segnato la sua scomparsa fisica, ma la sua figura di giovane combattente per la libertà è sempre viva nella memoria di chi, come noi, a suo fianco partecipò alla lotta partigiana.
Il Partigiano Congiu Nello, fedele ai suoi ideali di libertà e democrazia, non aderì all’infesta Repubblica di salò, ma preferì affrontare il nemico combattendo nei gruppi Partigiani Anconetani, così lontani per tradizione e modo di vita dalla sua casa, ma così vicini per ideali e amor patrio.
Questo ce lo rende più caro e vicino di altri che, pur valorosamente, persero la vita per la difesa della propria terra natia, ed è questo il motivo della nostra partecipazione a questa manifestazione.
La consegna di una medaglia ai familiari di Nello è l’attestato minimo di riconoscenza che il Comune di Monte San Vito e tutti coloro che furono onorati di vivere e combattere a suo fianco possono fare per onorare nel modo migliore la sua opera e la sua memoria.
Ed è proprio Congiu, morto ventenne, con animo e ideali giovanili, che si rivolge ai giovani ventenni, ripetendo che oggi a voi, o giovani, consegniamo la bandiera della resistenza.
Consegniamo a voi il patrimonio politico-morale della Resistenza perché lo difendiate, perché possiate trarre da questo patrimonio le norme per la vostra vita ed i principi per la vostra lotta politica, purché sia una lotta democratica combattuta sul terreno della democrazia.
Ecco il nostro saluto, o giovani: avanti voi oggi perché l’avvenire è vostro.
E con voi ora e sempre Resistenza.
Nello Congiu ebbe anche due fratelli morti nel secondo conflitto mondiale.
Paolo, nato a Cagliari il 17.04.1919, sottocapo elettricista nel sommergibile “Medusa”, silurato e affondato nelle acque di Pola[2] (oggi Pula – Croazia) dal sommergibile inglese “Thorn” il 30 gennaio 1942, alle ore 14,10; morìrono quasi tutti, 58 vittime su 60 uomini di equipaggio[3].
L’atro fratello Aldo era arruolato nell’Esercito e morì di TBC.
Il Sig. Flavio Loddo, vicino di casa della famiglia Congiu, ricorda che i fratelli Congiu, da ragazzini, passano spesso per strada cantando un ritornello che forse avevano inventato loro stessi e faceva così: «Sul lago Tanganica, zumpapa, zumpapa, sul lago Tanganica zumpapa, zumpapa, tribù degli Zulù, viva mazù, viva mazù, viva il capo degli Zulù».
[1] Questi fatti mi sono stati raccontati dai coniugi Mario e Giorgia Rocchetti il 19 luglio 2012.
[2] Mario Vincis, Uno sguardo al passato, ricerche storiche su Monserrato – pag. 222.
[3] Fonte: http://www.grupsom.com/Sommergibili/medusa.htm
Condiviso da Gianfranco Vacca