La storia dell’aeroporto

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Nel 1919 per iniziare in via sperimentale il servizio aeropostale giornaliero in Sardegna, il Ministero della guerra allestì i primi campi d’aviazione a Cagliari-Monserrato, a Borore e a Sassari.
La Squadriglia Sperimentale prevedeva di operare con una ventina di aerei Caudron monomotori e SAML S-2, provenienti da reparti sciolti dopo l’attività bellica, suddivisi equamente tra Monserrato e Sassari. Il 28 luglio si tentò un primo collegamento con Borore. Il tenente Reggiani col sergente Travaglini decollarono alle 8 da Monserrato sul SAML S-2, e un’ora e sei minuti dopo atterrarono a Borore.

Il 16 agosto il trasferimento da Monserrato venne affidato al tenente pilota Guido Fabbri e al sergente Marzocco, che raggiunsero Borore con due Saml S-2. Qui attesero i due velivoli postali partiti da Sassari e da Terranova (Olbia), dai quali trasbordarono i sacchi di posta sui loro velivoli e li trasportarono a Monserrato.

Il contenuto era per il momento limitato alle corrispondenze private e ufficiali, fino a un massimo di 70 kg. Nei giorni successivi iniziò il trasporto della corrispondenza anche da Monserrato verso il nord dell’Isola.
Il servizio parve funzionare e convinse le Poste a disporre un orario preciso fin dal 21 agosto.
Nei giorni successivi il programma proseguì regolare, ma il 27 agosto un suo aereo rimase coinvolto in un incidente. Il SAML S-2 pilotato dal tenente Fabbri, con a bordo il capitano pilota Presti, si era appena alzato in volo da Borore, per un volo postale con l’aeroporto di Monserrato, quando a 80 metri di altezza l’aereo fu investito da una violenta raffica di vento.
Il pilota effettuò un rovinoso atterraggio e venne estratto dai rottami dell’aereo gravemente ferito e in stato di semi-incoscienza, mentre il capitano Presti rimase praticamente incolume.
L’incidente ritardò l’inaugurazione del campo di Monserrato al giorno 20 settembre. Furono in quell’occasione introdotti voli a pagamento sull’aeroporto, su Cagliari o sulla tratta Monserrato-Borore-Sassari.
Il costo venne fissato in 50 lire per un volo sulla città e dintorni e 1,20 lire a chilometro per un volo fra gli aeroporti, non alla portata di tutte le tasche.
1937: Col benestare del Comando aeronautica della Sardegna, a Monserrato un gruppo di appassionati del volo (nella foto a sinistra), i sigg.Vittorio Minio Paluello, Marino Cao, Aldo Costa ed altri, danno vita ad una scuola di volo civile, che, dopo pochi mesi, conta oltre 200 iscritti e numerosi brevetti già assegnati.
Nel 1938 diventerà scuola di volo della RUNA (Regia Unione Nazionale Aeronautica).

All’epoca, nell’aeroporto di Monserrato c’erano solo quattro capannoni, costruiti in legno, che fungevano da alloggi, cucina, ufficio logistico e officina e non c’erano ancora dei veri e propri hangar.

L’estensione, partendo dall’odierna via C. Cabras, arrivava fino a costeggiare l’attuale viale Marconi, mentre i bunker (o “casematte”), erano due, ancora oggi visibili nei pressi dell’hangar della Guardia forestale.

Nel maggio 1940 il Comando aeronautica della Sardegna aveva disposto il trasferimento della Scuola di volo a Borore, dato che il conflitto era alle porte e il campo di Monserrato era stato assegnato ai caccia che avrebbero fatto da scorta ai bombardieri nelle azioni sul mediterraneo.

Dall’aeroporto di Monserrato si operò contro i convogli delle forze alleate che attraverso lo stretto di Gibilterra, entravano nel Mediterraneo per dirigersi verso il Nord Africa o verso l’isola di Malta.

Col passare dei mesi la RUNA incontrò gravi difficoltà: l’inesorabile diminuzione degli iscritti fece mancare i necessari introiti e l’aumento del costo del carburante gravò non poco sul bilancio.

Dal 1942 in poi, la storia della RUNA e dei suoi velivoli si perde nell’infuriare della guerra aerea sull’Isola.
Diversi suoi aerei saranno distrutti a terra in altri aeroporti durante i bombardamenti.
Alcuni suoi piloti arruolatisi nel frattempo nelle fila della Regia aeronautica perderanno la vita nei reparti di prima linea.
Il 31 marzo 1943, 18 “Fortezze volanti” B17 bombardano pesantemente l’aeroporto causando la morte di 41 persone. Il 20 luglio 1943 una grossa formazione di P40 americani attaccò di sorpresa l’aeroporto di Monserrato; sotto l’attacco degli alleati, due C 205 decollarono per contrastare gli incursori; il velivolo pilotato dal sergente maggiore Angelo Cern fu centrato in pieno e si schiantò dopo pochi minuti sulla pista dell’aeroporto su cui aveva tentato di atterrare; il pilota morì sul colpo.

Il 22 Il 51° perse il capitano Paolo Damiani, il maresciallo Virginio Pongiluppi, il sottotenente Redendo Bordotti ed il sergente Ferruccio Serafini.
Quest’ultimo, finite le munizioni, si lanciò con il velivolo contro un P40 trovando così la morte.
Il giorno 23 morì il sottotenente Bruno Cortini e il 26 il sottotenente Angelo Bortoletti, il 2 agosto fu abbattuto durante un combattimento il maresciallo Pietro Bianchi.

Nel Novembre del 1943 si iniziò a preparare il campo per l’arrivo degli americani rifacendo una nuova pista con segnaletiche delle vie di rullaggio e costruendo un hangar.
“…la pista era fatta di una miscela di cemento e conchiglie frantumate, e durante la fase di atterraggio di un P38, l’attrito con le conchiglie sfaldate, rompendo il carrello, provocò il ribaltamento e la morte del pilota Russell E. Williams”. – Charles L. Hoffman, Lockheed P-38 Lightning USAAF pilot.

Il 15 aprile 1947, nell’aeroporto di Monserrato entra in servizio la prima compagnia aerea italiana del dopoguerra: l'”AIRONE” COMPAGNIA TRASPORTI AEREI, dal nome dei volatili che all’epoca popolavano la stagno di Molentargius.
I promotori del progetto furono i sigg. Vittorio Minio Paluello, già direttore delle saline Contivecchi appassionato aviatore; Marino Cao, industriale del legno, Andrea Borghesan e Sante Boscaro, tutti aviatori dell’Aero Club. E ancora: Mario Azzera, Sebastiano Pani, Enrico Pernis e Giorgio Sisini, il fondatore della rivista “La Settimana Enigmistica”. Data l’impossibilità di acquistare velivoli dall’Inghilterra (De Havilland ad otto posti) perché troppo costosi, la scelta cadde sui Fiat G-12 L, ma anche questi aerei si rivelarono dispendiosi in quanto a consumi e furono sostituiti dai più economici motori americani della Pratt&Withney.

Già da qualche tempo prima, la compagnia aerea aveva ricevuto una comunicazione dal ministero dell’Aviazione civile secondo la quale la concessione della linea Cagliari-Roma dovesse intendersi come Cagliari-Alghero-Roma.

Con tutta evidenza, il provvedimento fu adottato per evitare la concorrenza della Lai, (Linee Aeree Italiane, fusa nel’57 con Alitalia), cui era stata assegnata la medesima tratta diretta.

Le conseguenze furono: tempi di percorrenza più lunghi, maggiori consumi, nonché ulteriori costi per lo scalo di Alghero. Per la cronaca, il 25 gennaio 1953, il volo Cagliari-Roma, operato dalla LAI con un Douglas DC-3 marche I-LAIL precipita nei pressi di Sinnai (CA) provocando la morte di tutte le 19 persone a bordo.

Malgrado tutto questo, alla fine del primo anno, l’Airone aveva trasportato oltre 12 mila passeggeri senza il minimo inconveniente. Il servizio era iniziato “ereditando” i passeggeri dei “corrieri militari”, ai quali si chiedeva il passaggio da e per l’isola. La flotta era costituita, da quattro Fiat G 12 da 20 posti, acquistati dalla fabbrica torinese ed immatricolati con le siglie I-AIRE “Barbagia”, I-AIRO “Logudoro”, I-AIRN “Gallura” e I-SASS, che collegavano adesso il capoluogo sardo con Roma in 90 minuti e con Milano in 180 minuti.

L’attività dell’Airone proseguì ancora per qualche anno con risultati economicamente poco soddisfacenti e alla fine del 1949, per evitare ulteriori guai, confluì nella nuova compagnia denominata Ali Flotte Riunite.
Così ebbe termine il coraggioso progetto nato cinque anni prima nell’aeroporto di Monserrato.
Anche la Ali Flotte Riunite venne più tardi assorbita dall’Alitalia ed i tre “G 12” finirono alla scuola dell’Aeronautica militare.
Con la presenza di alcuni avieri di leva, alla fine degli anni sessanta, si concludeva definitivamente l’attività dell’aeroporto di Monserrato, la cui storia meritava di essere ricordata anche per riconoscenza a quei coraggiosi pionieri amanti dell’aviazione che contribuirono oltremodo a far uscire la Sardegna dal suo endemico isolamento.